Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi dall’ottobre del 2019 monitora i livelli di stress della popolazione italiana in collaborazione con l’Istituto Piepoli. Dalla rilevazione del 27 aprile 2021 emerge che il 39% della popolazione ha un livello di stress elevato (tra 80 e 100 su 100). Mentre diminuisce la preoccupazione per l’emergenza coronavirus (dal 58% di febbraio-marzo al 40%), aumenta per la condizione economica e la situazione lavorativa (oggi al 31% contro un 25% degli ultimi mesi); infine aumenta il peso di fattori psicorelazionali (rapporti familiari, con i figli, con i colleghi di lavoro, benessere soggettivo) oggi al 21% contro un 15%. I giovani e le donne sono le categorie più colpite e messe alla prova.
In che modo la pandemia ha causato un così diffuso disagio psicologico?
Le disposizioni messe in atto durante l’emergenza sanitaria hanno inaspettatamente e improvvisamente cambiato la vita delle persone. Le chiusure e le limitazioni ad esempio hanno determinato intermittenza e discontinuità nelle relazioni individuando, contrariamente al solito, il distanziamento fisico e lo stare a casa come comportamenti virtuosi.
Ciò che più ha determinato disagio nei bambini è stato da una parte lo stravolgimento delle abitudini quotidiane e dall’altra una sovra esposizione alle dinamiche esclusivamente familiari e quindi la maggiore facilità ad adottare comportamenti di dipendenza dai genitori anziché di autonomia, come accade invece quando le figure sostitutive genitoriali operano regolarmente a scuola e nei vari ambiti sociali. Lo stravolgimento delle abitudini è una sorgente di stress anche al di fuori dell’epoca pandemica. La prevedibilità degli eventi infatti per un bambino costituisce la base del senso di sicurezza. Quanto più la giornata è organizzata e ritmata rispettando i suoi bisogni, tanto più lo sviluppo avviene in modo armonico, in modo particolare nei primi anni di della vita infantile. La didattica da casa ha modificato i tempi di risveglio mattutino perché è mancato il rito della preparazione, della percorrenza fino alla scuola con i suoi aspetti umani e sociali.
Gli adolescenti hanno probabilmente sofferto di più invece per aver perso la possibilità di vivere le proprie esperienze nel gruppo e questo ha causato un’interruzione della naturale dinamica di sviluppo affettivo. Molti hanno sperimentato nelle proprie case la ristrettezza degli spazi personali e allo stesso tempo hanno dovuto rinunciare alla complicità dei rapporti amicali, agli sport, al movimento e alla socialità.
La comunicazione di massa, presente nelle famiglie principalmente attraverso la televisione e internet, ha veicolato messaggi quotidiani di angoscia e lutto sovraesponendo i bambini e i ragazzi a notizie difficili da comprendere anche per il mondo adulto e dal forte impatto angosciante.
Nei casi in cui si è sperimentato un contagio o, purtroppo nei casi peggiori della perdita di un familiare, i bambini e i ragazzi sono stati esposti ad un’ulteriore diretta esperienza traumatica.
In questa situazione di emergenza psicologica perciò tutti coloro che vivono nella comunità, genitori, insegnanti, figure a vario titolo educanti, hanno l’opportunità di porsi in un atteggiamento di ascolto dei segnali di disagio.
Alcuni campanelli d’allarme che sia genitori che adulti in genere possono osservare nei bambini e nei ragazzi che vivono una situazione di disagio sono: i disturbi del sonno, la mancanza di appetito, l’eccesso di appetito, l’irritabilità, le crisi di pianto e/o rabbia senza apparente motivo, l’isolamento, la perdita di concentrazione, la perdita di fiducia in sé, l’insorgenza di una dipendenza (tecnologica, gioco d’azzardo, fumo ecc.) e la fragilità emotiva in genere.
In questi casi è opportuna la segnalazione al medico e la presa in carico da parte delle figure specializzate ad accogliere e aiutare nell’elaborazione del disagio sottostante.
L’epoca della pandemia ha determinato una sofferenza psicologica non solo di singoli individui, ma di un’intera comunità. Quanto più la comunità saprà ascoltare e individuare le esigenze di cura, quanto più si potrà riprendere la vita più forti di prima.
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